Parlare di learning game oggi significa parlare di apprendimento esperienziale, non solo di contenuti. In un’epoca in cui la scuola si confronta con l’esigenza di rendere l’educazione più coinvolgente, accessibile e attiva, i learning game rappresentano una risorsa preziosa.
Non si tratta di sostituire la didattica tradizionale, ma di completarla con strumenti capaci di attivare la mente attraverso il gioco. I learning game, infatti, non sono semplici “giochi educativi”, ma attività strutturate che uniscono elementi ludici a scopi formativi ben precisi. E le ricerche iniziano a confermarne l’impatto positivo.
Indice dei contenuti
Cosa sono i learning game?
Un learning game non è un semplice “gioco divertente” per passare il tempo in classe. È uno strumento didattico strutturato, progettato con una finalità educativa ben precisa: far acquisire conoscenze (di storia, scienze, grammatica, lingue, ecc.), stimolare il pensiero critico, migliorare la memoria e potenziare la comunicazione.
Nel contesto scolastico, ciò significa trasformare il gioco in un ambiente di apprendimento cognitivo attivo, in cui i bambini esplorino, osservino, imitino e riflettano, spesso senza nemmeno accorgersene.
A differenza della didattica frontale, dove il bambino è un ricettore passivo di informazioni, il learning game lo rende protagonista del proprio percorso. È uno strumento attivo: il bambino non ascolta passivamente, ma sperimenta, esplora, sbaglia, riprova. Proprio in questo ciclo dinamico di gioco e scoperta risiede la forza del learning game.
Apprendimento tradizionale: cosa manca
Nel metodo classico o trasmissivo, il bambino riceve informazioni attraverso l’esposizione frontale, spesso con scarso coinvolgimento emotivo. L’approccio è lineare, monotono, e penalizza chi ha uno stile di apprendimento più pratico, visivo o cinestetico. il docente spiega, lo studente ascolta. Il risultato? Bassa motivazione, attenzione discontinua, apprendimento superficiale.
Al contrario, i giochi educativi stimolano la curiosità e mantengono alta l’attenzione attraverso:
- obiettivi chiari: ogni livello o missione è associato a un concetto da imparare. L’apprendimento è integrato nel gameplay, non è cioè un contenuto esterno ma parte dell’esperienza;
- sfide e livelli: gli utenti avanzano in base alla loro comprensione. I livelli successivi richiedono il consolidamento delle conoscenze acquisite nei precedenti;
- feedback immediato: il gioco fornisce risposte in tempo reale agli errori e ai successi del giocatore. Questo rafforza la comprensione e promuove il miglioramento continuo;
- gamification: punti, badge, classifiche e ricompense incoraggiano la partecipazione e il coinvolgimento emotivo, stimolando la ripetizione dell’attività;
- narrativa immersiva, per coinvolgere e motivare.
- interfaccia intuitiva: l’accessibilità è essenziale: grafica semplice, controlli immediati, contenuti visivi o audio per supportare anche bambini piccoli, DSA o non madrelingua.

Esempi di learning game di successo
Nel panorama internazionale, ci sono già app e piattaforme che hanno dimostrato quanto il gioco possa essere formativo:
1. Duolingo – Imparare una lingua come se stessi giocando a Candy Crush
Duolingo è il re dei learning game linguistici. Ti insegna inglese, francese, spagnolo (e molte altre lingue) a suon di minigiochi, obiettivi quotidiani e motivazione sociale. La progressione a livelli e la gamification rendono l’esperienza leggera, ma super efficace.
2. Swift Playgrounds – Imparare a programmare… come un bambino!
Sviluppato da Apple, Swift Playgrounds è un learning game che insegna il linguaggio Swift ai più giovani. Il bello? Non sembra nemmeno un corso: è un gioco di avventure logiche e piccoli enigmi che ti fa entrare nel mindset del programmatore.
3. Mimo – Coding & cybersecurity per tutti
Mimo è un’app pensata per chi vuole avvicinarsi al coding, alla cybersecurity e al mondo tech. Con un’interfaccia gamificata, quiz, sfide e badge, rende accessibili anche i concetti più complessi. Ottimo sia per adulti che per ragazzi.
4. LightBot – Il problem solving in formato puzzle
LightBot è un gioco semplice, ma geniale, che introduce i concetti base della programmazione tramite enigmi logici. Adatto dai 7 anni in su, è perfetto per sviluppare pensiero computazionale e capacità di pianificazione.
Il PC del Sapientino: il pioniere dei learning game digitali
Negli anni ‘90 e 2000, uno dei primi esempi di learning game digitale accessibile al grande pubblico italiano fu il celebre “PC del Sapientino” della Clementoni. Questo piccolo computer-giocattolo, progettato per bambini in età prescolare e scolare, univa il fascino della tecnologia con la didattica di base.
Attraverso giochi strutturati a livelli, i bambini potevano esercitarsi su alfabeto, numeri, logica, musica e lingua inglese, ricevendo feedback immediati sotto forma di suoni, luci e frasi incoraggianti.
Il PC del Sapientino non era semplicemente un giocattolo: rappresentava un primo contatto con l’apprendimento interattivo e anticipava molti dei principi oggi alla base dei moderni learning game digitali. Il suo successo dimostra quanto l’unione tra gioco, tecnologia e pedagogia possa generare esperienze educative memorabili e formative.
I benefici dei learning game per i bambini
I learning game, se ben progettati, potenziano lo sviluppo intellettivo nei bambini in età prescolare e scolare. In particolare:
- migliorano le abilità logiche e linguistiche;
- stimolano la collaborazione e il rispetto delle regole condivise;
- rafforzano la memoria a lungo termine grazie alla ripetizione attiva;
- promuovono autostima e motivazione intrinseca.
Come funziona un learning game ben progettato?
Un learning game efficace si fonda su alcune caratteristiche essenziali:
- scopo educativo chiaro: ogni gioco è pensato per stimolare una competenza precisa (memoria, logica, linguaggio, ecc.);
- struttura narrativa o simbolica: i bambini si immergono in un “mondo di gioco” coerente e significativo;
- coinvolgimento attivo: l’apprendimento non è mai passivo, ma sempre costruito dall’interazione;
- riflessione e consolidamento: ogni gioco è seguito da momenti di rielaborazione (domande, confronto, discussione).
Il cuore del learning game non è il “premio”, ma il piacere della scoperta. I bambini non giocano per ottenere un voto, ma perché sono incuriositi, stimolati, motivati a scoprire come funziona il mondo.
Quali benefici per la scuola?
Introdurre i learning game nella didattica della scuola dell’infanzia e primaria non significa rinunciare ai contenuti, ma cambiarne il veicolo. I giochi educativi possono veicolare concetti anche complessi (come numeri, forme, relazioni spaziali, emozioni, cooperazione) con maggiore efficacia e naturalezza.
Inoltre, favoriscono:
- un clima di classe più positivo e inclusivo;
- il rispetto dei tempi di apprendimento individuali;
- il potenziamento di abilità trasversali come l’ascolto, il turn-taking e il pensiero divergente;
- una maggiore autostima, specie nei bambini più timidi o meno performanti in contesti tradizionali.
Chi sviluppa i learning game?
Molte aziende internazionali hanno investito nello sviluppo di giochi educativi digitali, ma esistono anche realtà specializzate in serious game personalizzati, progettati per contesti scolastici, sanitari o istituzionali.
Una tra queste è VITECO, società del JO Group, che realizza soluzioni SCORM-compliant per LMS e progetti educativi europei. I serious game progettati da VITECO nascono dalla collaborazione tra esperti di didattica, game designer e sviluppatori, e sono pensati per essere accessibili, inclusivi e multilingua.
Conclusioni: se imparare è un gioco, allora s’impara davvero
Il learning game non è un “premio”, né un passatempo. È una strategia educativa valida e coinvolgente, capace di rendere l’apprendimento più accessibile, stimolante e duraturo. In un’epoca in cui la scuola è chiamata a ripensarsi in modo più inclusivo e partecipativo, i giochi educativi rappresentano una risorsa importante, da integrare consapevolmente nei percorsi formativi.
Perché il gioco non è una distrazione. È il linguaggio naturale con cui i bambini imparano. E inserirlo in modo intelligente e strutturato può fare la differenza nel lungo periodo. E allora: perché non partire da lì?
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